NUOVO MODELLO TERAPEUTICO PER LA CURA DELLA BALBUZIE
MODELLO TERAPEUTICO PER LA CURA DELLA BALBUZIE, SIA IN ETÀ PEDIATRICA CHE IN ETÀ ADULTA
Metodo d’eccellenza nella cura della balbuzie
Nel nostro modello di intervento terapeutico si parte dal presupposto che il balbuziente va aiutato a comprendere che il suo linguaggio alterato è frutto di un modello di pensiero e di emotività che ha radici nella propria personalità. Va sempre sottolineato che il balbuziente, bambino o adulto che sia, nel chiuso della propria stanza, protetto dal temuto giudizio negativo da parte degli altri, parla bene e senza nessun sintomo evidente.
Nelle ricerche del dott. Bitetti, il problema balbuzie viene visto essenzialmente come un sintomo, frutto di una scarsa propensione del balbuziente a canalizzare al meglio le proprie risorse emozionali.
Per più di cinquant’anni si è assistito a dei modelli di intervento di tipo rieducativo, perché si tendeva a credere e in parte lo si crede tuttora, che il balbuziente fosse un soggetto da rieducare nella parola, protesi a credere che il problema vero fosse l’evidente difficoltà ad estrinsecare parole. Soffermarsi sulla parte periferica del problema, sulla manifesta difficoltà di linguaggio, tende a far perdere di vista, o peggio, a non tener conto del valore relazionale e del significato psicologico del problema balbuzie.
La “madre di tutta la questione è il pensare male di sé”
Non perché il balbuziente non possiede qualità, ma perché è abituato a controllare esageratamente le proprie risorse. Va in controtendenza rispetto alle reali esigenze della vita quotidiana. Questa censura , per i soggetti predisposti alla balbuzie, è un processo appreso sin da piccoli e che ostacola la possibilità di espansione, inibendo così la libertà di relazione.
Nel balbuziente è forte la paura del giudizio degli altri, ma che in fondo è il giudizio negativo che egli esprime verso se stesso e questo, solo nel momento del rapporto interpersonale.
Ecco perché il balbuziente quando è solo sta bene, è sereno, proprio perché non mette in gioco se stesso e quindi, parla bene. e inibisce la possibilità di espansione, generando una forte paura di un eventuale giudizio negativo da parte degli altri, ma che di fondo non è altro che un proprio giudizio negativo rivolto a se stessi. Questo diventa l’elemento ansiogeno più caratteristico e radicato, che segna nel profondo il modello di pensiero irrazionale di chi balbetta.
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