la Balbuzie

Balbuzie nei bambini: logopedia e metodi di cura rieducativi

Logopedia e metodi di cura rieducativa nella cura della balbuzie nei bambini

Le tecniche logopediche attuate nella cura della balbuzie nei bambini sono svariate, e si basano soprattutto in pratiche di rilassamento, di controllo della respirazione e della emissione delle parole, nello sviluppo delle abilità verbali e non-verbali del linguaggio, oltre a l’incoraggiare l’interazione comunicativa.

Ma non sempre la rieducazione logopedica ha successo: dopo cicli di rieducazione che hanno avuto buon esito, la balbuzie spesso si ripresenta, e magari succede che il paziente riesca a non balbettare più durante le sedute con la logopedista, per poi riprendere a balbettare appena esce dalla stanza.

Il metodo del riordinamento semantico proposto invece da Johnson consiste nell’eliminazione nel balbuziente dell’idea negativa che lo assilla sempre prima di parlare: esso mira ad un rafforzamento della personalità, ad una ricerca continua della fiducia in se stessi.

Invece, il metodo di  Bloodstein si sforza di conoscere la personalità di chi è affetto da balbuzie: l’azione terapeutica in questo caso deve focalizzarsi sull’accettazione di fronte a se stesso e agli altri, del proprio disturbo. Di solito tale “confessione” avviene nelle “cliniche del linguaggio” dinanzi a coloro che accettano la condizione e ad altri simili.

Altro intervento, più teorico che pratico, è la teoria di J. Sheenhan sul “conflitto di avvicinamento e di allontanamento” lo psicologo Sheenhan ha tentato di capire se la balbuzie dipende da un conflitto di avvicinamento e i contenuti.

Anche il Lidcombe Program è un programma di trattamento della balbuzie. Tanti bambini superano il problema delle balbuzie nel periodo prescolastico. Ma questo non vuol dire che non bisogna cercare consigli o terapie. E` assolutamente normale per i genitori porsi delle domande su cosa devono fare per i loro bambini balbuzienti e come cercare i consigli giusti. Non è possibile sapere in anticipo se il proprio bambino guarirà da solo senza terapia, quindi se il bambino comincia a balbettare, è raccomandabile cercare consigli da un esperto al più presto.

Il professionista consiglierà se la terapia è necessaria e quando dovrebbe cominciare. Diversi test clinici nel mondo appoggiano l’uso del “Lidcombe Program” per curare bambini in età prescolare che balbettano. Con il “Lidcombe Program”, i genitori incoraggiano gentilmente i figli impegnati nelle loro attività quotidiane a parlare senza balbettare, e misurano la severità delle balbuzie ogni giorno. E` molto importante che la terapia sia fatta seguendo le istruzioni dell’esperto.

La media per guarire dal problema delle balbuzie, o comunque di ridurlo quasi del tutto, è circa quattro mesi. Ciò nonostante, dal momento che si tratta solo di una media, potrebbe volerci più tempo. Il professionista mostrerà come fare il “Lidcombe Program” e controllerà che lo si faccia in maniera corretta. Bisognerà fare una visita in clinica ogni settimana. La presa in carico di un bambino di cinque anni affetto da disfluenza sia essa tonica, o clonica oppure mista non è cosa semplice, è fondamentale effettuare una buona anamnesi per comprendere quanto questo disturbo influisca sulla qualità della vita del bimbo/a e quanto non sia un “problema” percepito dai genitori.

L’approccio più largamente conosciuto è stato pubblicato nel 1973 da Charles Van Riper, approccio conosciuto anche come terapia di modifica del blocco. Questo metodo, è volto ad eliminare le tensioni psichiche del soggetto. Il problema fondamentale, dice questo terapeuta, consiste nel convincere il balbuziente a non preoccuparsi per come parla e a parlare molto, occupandosi di ascoltare l’aspetto sonoro della parola.

Come previsto da Van Riper, la terapia di modifica della balbuzie prevede quattro fasi:

Nella prima fase, chiamata identificazione, il balbuziente con l’aiuto di un professionista identifica i comportamenti principali e secondari, i sentimenti e gli atteggiamenti che caratterizzano il proprio disturbo.

Nella seconda fase, chiamata desensibilizzazione, il disfluente lavora per ridurre paura ed ansia attraverso la diminuzione dei comportamenti tipici del balbuziente, affrontando i suoni difficili da pronunciare, le parole, le situazioni “a rischio” e balbettando volontariamente (“balbuzie volontaria”).

Nella terza fase, chiamata modificazione, il balbuziente imparare a “balbettare con disinvoltura”. Ciò può essere fatto per mezzo di: “cancellazioni” (fermandosi ai blocchi, facendo piccole pause e dicendo la parola di nuovo), “uscite” dai blocchi a favore della parlata fluente, “azioni preparatorie” prevedendo le parole nelle quali si potrebbe balbettare e utilizzando su di esse la “balbuzie disinvolta”.

Nella quarta fase, chiamata stabilizzazione, il balbuziente prepara esercizi di prova, predispone le “azioni preparatorie” e le uscite automatiche dai blocchi e infine abbandona la propria convinzione di essere una persona che balbetta, considerando sé stesso un individuo che parla fluentemente nella maggior parte del tempo ma, che occasionalmente balbetta moderatamente.

Di seguito, un approfondimento sulla rivoluzionaria terapia risolutiva applicata alla balbuzie dei bambini in età prescolare.

La Balbuzie Approccio Integrato

Il dott. Antonio Bitetti, psicologo-psicoterapeuta, ed ex-balbuziente è profondo conoscitore della materia. Autore di libri sulla balbuzie è un terapeuta di grande esperienza internazionale. Alcune sue interviste hanno avuto eco anche in altri paesi, tra cui: la Svizzera, la Spagna, la Germania e nel Regno Unit0. A Londra ha già presentato il suo terzo libro sulla balbuzie, in occasione di un importante evento. Non c’è terapia più precisa e profonda di questa, proprio perché va nella giusta direzione, che è poi quella di risolvere i delicati meccanismi interni, ed esterni del problema. Non tralasciando l’importanza di coinvolgere anche i genitori dei bambini nel cammino terapeutico.

Da oltre vent’anni, il dott. Bitetti ha introdotto nel nostro Paese un modello interpretativo e terapeutico decisamente innovativo, riguardo alla cura della balbuzie: l’Approccio Integrato, ed è stato poi esteso in altri paesi europei.

Questo, è stato possibile anche per la semplice ragione che il suo lavoro è convalidato anche sul piano del riconoscimento dei titoli professionali. Difatti, il dott. Antonio Bitetti ha anche la certificazione da parte dell’Ente Federale di Sanità della Confederazione Svizzera a Berna (CH). É membro associato dell’A.P.A. (American Psychological Association), la prestigiosa associazione americana degli psicologi, in qualità di PhD.

Da sempre, la balbuzie infantile, viene curata con modelli rieducativi del linguaggio, basandosi su concetti periferici, dato che l’aspetto finale del problema, risulta essere la difficoltà a parlare normalmente come tutti gli altri. Ma, è importante sottolineare che il balbuziente; bambino, ragazzo o adulto che sia, nel chiuso della propria stanza, parla benissimo, non manifesta nessun tipo di difficoltà di linguaggio.

I veri motivi alla base del disturbo chiamato balbuzie

Questo, ha spinto il dott. Bitetti ad approfondire quelli che sono i veri motivi che stanno alla base di questo diffuso disturbo, che ricordiamolo, interessa il 2-3 % della popolazione nazionale. In una recente intervista da lui rilasciata ad una emittente televisiva spagnola, la giornalista ricordava che in Spagna esistono almeno 800.000 persone affette da balbuzie.

Il balbuziente sa molto bene quello che intende dire, ma non riesce ad esprimerlo in maniera fluida e serena, come invece fa la stragrande maggioranza della popolazione. A questo punto, è naturale chiedersi del perché il balbuziente ha difficoltà di linguaggio quando si relaziona con gli altri, ed invece non balbetta quando è da solo.

La risposta non può essere semplice e banale, poiché investe quegli aspetti cognitivi, emotivi e relazionali che il linguaggio ha in sé.

Attraverso il linguaggio gli esseri umani creano collegamenti, esprimono emozioni, idee, progetti e quindi, noi tutti riconosciamo il valore intrinseco di questo potente strumento.

Il linguaggio ha una base strutturale o genetica e una base acquisita, di tipo culturale o ambientale(N. Chomsky).

In età infantile il bambino vive una fase importante nel suo delicato periodo evolutivo, ed è chiamata fase del balbettìo. In questa fase molto delicata del suo sviluppo, il bambino si cimenta nella migliore ricerca possibile per far convergere aspetti strutturali e aspetti culturali del suo linguaggio.

Lo stesso avviene nella deambulazione, il bambino impara gradualmente a coordinare i suoi movimenti, in funzione di una serie di prove ed errori, anche sulla base di un processo di rafforzamento del proprio sistema muscolo-scheletrico. Una volta acquista l’intera sequenza, il bambino saprà camminare da solo e senza l’aiuto dei genitori.

Il linguaggio segue la stessa logica, ma a differenza dell’attività motoria, il linguaggio ha una importante valore relazionale, poiché attraverso di esso siamo capaci di estrinsecare emozioni di varia natura, ed intensità. Soprattutto in alcune esperienze negative o traumatiche, anche a forte valenza aggressiva, queste emozioni possono essere alla base della sintomatologia del balbettare.

Queste ricerche del dott. Bitetti, che peraltro è autore di tre libri sulla balbuzie (2001, 2006, 2010) l’ultimo tradotto anche in inglese (Stammering an Integrated Approach) e tedesco, si sono concentrate sul meccanismo del controllo emozionale e nel caso di chi è affetto da balbuzie, diventa un controllo della parte periferica del linguaggio, ossia, la parola.

La stragrande maggioranza della popolazione non controlla la parola mentre parla, sa che sarà un processo automatico, così come avviene nella deambulazione. Nessuno si sognerebbe di controllare e di verificare i movimenti delle gambe durante una passeggiata o durante una corsa, se lo facessimo, rischieremmo di bloccarci o di condizionare fortemente l’attività spontanea.

Pertanto, è il controllo il vero elemento negativo di chi balbetta (A. Bitetti, Emozioni, Comportamento e Controllo,2016) ed è un aspetto appreso da bambino, in concomitanza di eventi a forte valenza negativa, quale la nascita di un fratellino, la conflittualità tra genitori o esperienze diverse in cui predomina frustrazione e conseguente aggressività. Se lasciato libero di consolidarsi, a lungo andare, il meccanismo del controllo può creare un disturbo cronico, comunemente chiamato balbuzie.

Se mantenuto attivo, questo disturbo rischia di compromettere la normale crescita relazionale, ed emotiva del bambino. Se non curato profondamente, il bambino balbuziente può diventare un ragazzo balbuziente, o un adolescente balbuziente, fino a fargli acquisire da adulto, quello che il dott. Bitetti definisce: “l’abito del balbuziente”.

La balbuzie, o meglio la balbuzie primaria, nelle fasi iniziali è molto spesso un meccanismo adattativo in contesto di situazioni problematiche. Dovrebbe essere abbandonata in tempi brevi, ecco perché è necessario intervenire precocemente, soprattutto prima dell’inserimento del bambino a scuola, ancora meglio prima che si cronicizzi in maniera definitiva.

L’Approccio Integrato è una terapia d’avanguardia, una tecnica risolutiva, nel vero senso della parola. Non c’è terapia più precisa e profonda di questa, proprio perché va nella giusta direzione, che è poi quella di risolvere i delicati meccanismi interni ed esterni del problema.

La divulgazione dei libri sulla balbuzie sono un completamento di un processo di approfondimento, di un disturbo che non va assolutamente sottovalutato, soprattutto nella balbuzie infantile. Questa di solito, rappresenta un aspetto sintomatico di situazioni emotivamente forti e rappresentano una spia di un disagio interno che merita la massima attenzione e considerazione.

Inoltre, il dott. Antonio Bitetti ha esteso il suo modello di intervento di cura della balbuzie infantile anche in maniera preventiva, in quei bambini al di sotto dei 4-5 anni, che hanno mantenuto attivo il balbettìo, che vivono episodi di disfluenza, o di balbuzie primaria, ma non possono essere definiti bambini balbuzienti.

Questa estensione del suo “Approccio Integrato” è una conquista e una novità assoluta nel panorama nazionale, ed internazionale e si rivolge ai genitori che vorrebbero intervenire in tempi rapidi sui propri figli, ma non ricevono risposte adeguate da nessun ambito in Italia.

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DR.BITETTIA

ANTONIO BITETTI dottore in Psicologia ad indirizzo Applicativo, titolo conseguito presso l’Università degli Studi “ La Sapienza “ di Roma nel 1987. Ha completato nel 1992 un percorso di gruppo-analisi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore “ Policlinico Agostino Gemelli “ di Roma. E’ regolarmente iscritto all’Ordine Nazionale degli Psicologi della Regione Puglia, ed è abilitato all’esercizio della Psicoterapia. Perfezionamento in Terapia RET con il dott. Cesare De Silvestri, pioniere in Italia della terapia cognitivo-comportamentale e allievo del prof. Albert Ellis. Fondatore e amministratore unico dell’Istituto Europeo per la Balbuzie e la Psicologia della Comunicazione srl con sede legale a Milano, conduce corsi di terapia della balbuzie in Italia e all’estero con un modello di terapia denominato “ Approccio Integrato “. Ha pubblicato diversi articoli, tra cui: Linguaggio psicoanalisi e balbuzie, PsicoPuglia, vol.20, Dicembre 2017. Il controllo delle emozioni nel dinamismo della balbuzie, PsicoPuglia, vol.24, Dicembre 2019 e ha tenuto una comunicazione al XXXIII° Congresso Nazionale di Foniatria e Logopedia sul tema della balbuzie, svoltosi a Bari, nel 1999. Ha partecipato in qualità di esperto al 1° e al 2° Simposio internazionale sulla balbuzie, rispettivamente nel 1999 e nel 2000, presso Palazzo Barberini a Roma. E’ autore dei volumi: Analisi e prospettive della balbuzie ( Verona 2001). La balbuzie un problema relazionale ( Roma 2006 ). La Balbuzie Approccio Integrato ( Milano 2010), quest’ultimo tradotto anche in inglese e tedesco, ed infine l’ultimo libro dal titolo: Emozioni, Comportamento e Controllo ( Milano 2016).

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