Come curare la balbuzie

Curare la Balbuzie: gli aspetti psicologici

Il balbettare, o il tartagliare come altri definiscono la balbuzie, è un fenomeno complesso, ma non così difficile da capire. Chi balbetta va aiutato a conoscersi meglio e, soprattutto, va aiutato a capire cosa dovrebbe fare quando è chiamato a parlare. Per più di cinquant’anni si è assistito a dei modelli di intervento di tipo rieducativo, perché si tendeva a credere, e in parte lo si crede tuttora, che il balbuziente fosse un soggetto da rieducare nella parola, protesi a credere che il problema vero fosse l’evidente difficoltà ad estrinsecare parole.

Da qualunque parte si volesse partire per una cura della balbuzie, ci troveremmo sempre a porci una domanda di partenza, e cioè: la cura della balbuzie, o il rimedio per smettere di balbettare, quale obiettivo dovrebbe porsi? La risposta è che vogliamo curare la disfluenza del balbuziente non perché pensiamo che il problema sia nella difficoltà di parlare, bensì perché vogliamo operare sul dinamismo complessivo del balbettare. Il balbettare è la conseguenza di qualcosa che blocca il balbuziente nella sua legittima facoltà di sentirsi libero nel linguaggio.

Come Smettere di Balbettare: il problema della relazione

Negli ultimi anni, sono apparse su diverse testate notizie di diverso titolo, ma tutte dirette a spiegare ipotesi organicistiche sulle cause della balbuzie. Nessuna di queste ricerche affronta in maniera chiara e seria il fatto inconfutabile che il balbuziente, nel chiuso della sua stanza, non sottoposto a giudizio esterno, non balbetta mai.

Per esempio, molti genitori di bambini affetti da balbuzie, a volte, non sanno che il loro figlio, quando elabora argomenti per conto suo, quindi non sottoposto a giudizio di altre persone, parla benissimo. Se il balbuziente riesce a parlare senza nessuna difficoltà quando è da solo, vuol dire che tutte le sue strutture fonatorie e neurologiche sono integre, da tutti i punti di vista.

A questo punto, risulta più logico affermare che il vero problema di chi balbetta risulta essere la relazione, cioè la paura di accettare serenamente il dialogo con gli altri, soprattutto se sono sconosciuti, o ritenute persone autorevoli, o superiori a sé.

La chiave di tutta la questione è il pensare male di sé

Nel balbuziente la paura del giudizio degli altri è forte, ma a ben vedere si tratta di un giudizio negativo che egli esprime verso se stesso nel rapportarsi a livello interpersonale. Nelle ricerche del Dott. Bitetti, il problema balbuzie viene visto essenzialmente come un sintomo, frutto di una scarsa propensione del balbuziente a canalizzare al meglio le proprie risorse emozionali. Il dialogare con gli altri genera una forte paura di un eventuale giudizio negativo, che di fondo non è altro che un giudizio negativo che il balbuziente rivolge a se stesso. Questo diventa l’elemento ansiogeno più caratteristico e radicato, che segna nel profondo il modello di pensiero irrazionale di chi balbetta1.

Il Normoloquente e il Balbuziente a confronto: gestione del controllo

Il normoloquente, la persona che non balbetta e non controlla la parola, dà per scontato che il suo apparato fonatorio eseguirà le indicazioni articolatorie alla lettera, confidando su una capacità appresa nel tempo e mantenuta attiva in maniera idonea. Può essere utile rendere l’idea con la metafora di una passeggiata. Infatti, mentre passeggiamo non controlliamo le nostre gambe nell’atto motorio del movimento sinergico, gamba destra, gamba sinistra.

Il balbuziente, invece, a differenza del normoloquente, vive costantemente il dubbio circa le proprie capacità verbali, mette in costate discussione la propria naturalezza e tenta di controllarla a tutti i costi: il risultato di ciò è il balbettio. Infatti, è il controllo il vero elemento tecnico di chi balbetta. Ciò che spinge il balbuziente ad avere difficoltà nel momento in cui si relaziona con gli altri non dipende dal fatto che egli non possegga qualità, ma dal suo essere abituato a controllare esageratamente le proprie risorse, quindi, va in controtendenza rispetto alle reali esigenze della vita quotidiana. Questa “censura”, per i soggetti predisposti alla balbuzie, è un processo appreso sin da piccoli che ostacola la possibilità di espansione, inibendo così la libertà di relazione.

Il controllo della fonazione è un modello appreso e che va superato in età precoce, se non si vuole rimanere imprigionati su un concetto errato di controllo della prestazione. Questo, nel tempo può creare una idea sbagliata di sé, andando a confluire su uno stato mentale di blocco, con un costante feedback negativo, che crea un circolo vizioso difficile da superare in autonomia.

Curare la Balbuzie nei Bambini

Il periodo migliore per curare i bambini balbuzienti è fra l’età di 3 e 5 anni, preferibilmente almeno un anno prima di cominciare la scuola. Questo implica necessariamente un intervento sulla coppia genitoriale, lavorando in maniera preventiva, come sostiene il dott. Antonio Bitetti da diversi anni. A scuola il bambino balbuziente avverte molto disagio, prova molta ansia durante l’interrogazione, o durante la lettura ad alta voce, proprio perché si sente condizionato dalla prestazione e balbetta. Non sente di avere le giuste caratteristiche per affrontare serenamente queste esperienze che per altri bambini vengono, di solito, accettate senza alcuna difficoltà.

Se non si interviene precocemente, in molti casi questo sintomo può cronicizzarsi e spingere il bambino verso quella che viene definita balbuzie secondaria, o balbuzie vera e propria.

Tanti bambini possono superare il loro problema di disfluenza nel periodo prescolastico in maniera spontanea e autonoma. Altri bambini, invece, per dinamiche strettamente emozionali e per situazioni ambientali sfavorevoli restano imprigionati in questa condizione. I bambini candidati ad una balbuzie cronica imparano a trattenere le loro emozioni attraverso un meccanismo di attenzione esagerata verso la propria bocca. La bocca rappresenta la zona del nostro corpo più strettamente legata all’espressione delle nostre emozioni.

La paura di manifestare la propria rabbia è alla base di tale disturbo. Per questo, i bambini che diventano balbuzienti, vanno in controtendenza verso la sensazione di libertà, tipica del normoloquente.

Balbuzie nell’Adolescenza

Una balbuzie non curata quando si è piccoli, o curata solo da un punto di vista periferico, può prolungarsi e permanere negli anni successivi, andando ad incidere anche in età preadolescenziale e adolescenziale. In effetti, molto spesso la balbuzie in un ragazzo adolescente può complicare la sua vita, soprattutto sul piano della propria immagine e di conseguenza anche nella relazione con gli altri. Pertanto, è importante sottolineare come la balbuzie di un ragazzo adolescente, ormai consolidata in precedenza, può tendere ad acuirsi e può aggravare notevolmente lo stato psicologico complessivo del ragazzo.

Balbuzie: Esercizi e Tecniche Ortofoniche

Nel tempo, diversi autori si sono dedicati ad elaborare metodi di cura della balbuzie. Erano semplici esercizi per facilitare il linguaggio e renderlo più sciolto, indirettamente servivano per allentare anche la tensione fisica e psichica che condizionava la situazione generale del balbuziente. Erano definite tecniche ortofoniche.

Ricordiamo il metodo di masticazione di Froeschels che consiste inizialmente nel masticare aria, poi nell’associare i movimenti di masticazione a dei suoni prima e successivamente al linguaggio. Il metodo fisiologico di Gutzman associa i vari esercizi di fonazione e di articolazione. Il metodo di Liebmann indica che il rieducatore debba parlare contemporaneamente al balbuziente per arrivare poi a lasciarlo parlare da solo.

Esiste anche il metodo della “pratica negativa” di Dunlap e Lenner che consiste nell’analizzare il proprio disturbo, imitarlo, osservare il proprio balbettamento, o il tartagliare, per arrivare a dominarlo poco per volta. Ancora oggi molti metodi attribuiscono grande importanza alla respirazione, all’articolazione, o alla voce. Tutti questi metodi mirano a far parlare meglio il balbuziente, a convincerlo che può esprimersi più facilmente e dominare i differenti problemi che si sommano alla balbuzie.

Per ulteriori informazioni sulla cura della balbuzie, contattaci.

[1] Bitetti A., La Balbuzie Approccio Integrato, IEB Editore, Milano, 2010

In questo articolo parliamo della cura della balbuzie, grazie ad una serie di opportune riflessioni. In primis, bisogna soffermarsi sul fatto che la balbuzie, come afferma il noto studioso spagnolo De Ajuriaguerra, è un disturbo di realizzazione della lingua parlata nell’ambito della relazione interpersonale. Infatti, un progetto di cura della balbuzie, per essere definito completo e risolutivo, deve tener conto di tutte le dinamiche e di tutte le variabili del problema, che sono spesso legate alla sfera emozionale.

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