La balbuzie (dal latino bàlbus) ha profonde implicazioni psicologiche. Puoi scoprire cos’è, da cosa è causata, quali sono le terapie all’avanguardia e il perchè è importante curare il balbuziente e non la balbuzie. Si tratta di un problema con profonde implicazioni psicologiche, basate soprattutto sul temuto giudizio altrui e su un potente meccanismo di controllo nell’atto della fonazione.
“E’ importante curare il balbuziente, non la balbuzie” Dr. Antonio Bitetti, 2001, 2006, 2010, 2016.
BALBUZIE
Un modello d’avanguardia nella cura della balbuzie: “Approccio Integrato”
Per definire la balbuzie, o tartagliamento, altri ancora la chiamano con il termine di balbuzia, è necessario sottolineare che questo problema non è di linguaggio, bensì di relazione. Elemento fondamentale di questo disturbo è il controllo della parola e di tutta la componente fonatoria, come da tempo sostiene il Dr. Antonio Bitetti. (Bitetti A. 2001, 2006, 2010, 2016)
Ad una più attenta considerazione, possiamo dire che la difficoltà di linguaggio a cui tutti fanno riferimento, rappresenta solo l’elemento terminale, periferico, di questo problema. Il vero motivo per cui si balbetta è nella dinamica emozionale del balbuziente.
Non vi è sinergia tra il pensiero e la possibilità realistica di estrinsecare con il mezzo del linguaggio tutta la potenzialità cognitiva, ed emotiva. Il balbuziente si censura buona parte della componente emozionale della sua vita. Vive con difficoltà l’abbandono fiducioso alle sue emozioni e forse, anche al valore relazionale delle sue emozioni.
Specialmente nei casi di balbuzie con forte componente tonica, troviamo un marcato elemento di blocco della propulsione, una notevole censura dell’ energia di base.
Chi balbetta è bloccato nelle parole, ma è altrettanto bloccato in generale nella capacità di vivere in maniera genuina le proprie energie. Ed è per questo che anche il suo corpo, a volte, sembra essere mortificato e ingabbiato in una situazione di stallo.
Mentre il normoloquente non balbetta e non controlla la parola, il balbuziente impara da piccolo a fare qualcosa che non dovrebbe fare. Tiene sotto continua osservazione la sua articolazione fonatoria, cioè controlla ossessivamente la sua bocca.
Queste sono le ricerche che il Dr. Bitetti ha introdotto in questo specifico settore, con l’intento di far capire chiaramente cosa si nasconde dietro il problema della balbuzie. Le sue pubblicazioni, tradotte anche all’estero, rappresentano la più vasta ed avanzata ricerca scientifica in questo campo (Bitetti A., 2001,2006,2010,2016)
(Il Dr. Antonio Bitetti, psicologo-psicoterapeuta, fondatore dell’Istituto Europeo Balbuzie – Intervistato nel programma “Eccellenze Italiane” in onda su Odeon Tv, analizza i diversi aspetti del problema balbuzie, 8 Novembre 2020).
Cos’è la Balbuzie?
Il noto studioso spagnolo De Ajuriaguerra, definiva la balbuzie un disturbo di realizzazione della lingua parlata, nell’ambito della relazione interpersonale. Secondo diverse statistiche, anche se non recentemente aggiornate, la balbuzie interessa circa il 2-3% della popolazione, con incidenza maggiore nel sesso maschile.
(Secondo una definizione dell’OMS (L’Organizzazione Mondiale della Sanità, 1977) la balbuzie viene definita un disordine del ritmo della parola. Il soggetto sa con precisione quello che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo.
Viene considerato come uno dei più diffusi disturbi del linguaggio. Consiste in un insieme di alterazioni del ritmo e della fluidità dell’espressione verbale. Esso viene vissuto da chi ne è affetto con grande sofferenza e disagio.
Soffermandosi solo sulla parte manifesta si è tentati a credere che sia un problema di linguaggio. Proprio per questo che da molto tempo tutti si concentrano con interventi di tipo rieducativo basati sulla fonazione, sulla rieducazione dei suoni, sul cantilenare, o sul respiro.
Logopedia e Balbuzie
Persino la logopedia, metodo di cura proposta da decenni in ambito pubblico e privato desta non poche perplessità. Infatti, i risultati sono decisamente scarsi. Il Dr. Bitetti aveva proposto una commissione scientifica presso il Ministero della Salute italiano qualche anno fa, per poter capire lo stato in cui versa la ricerca scientifica in questo campo, ma il tentativo non ebbe la risposta che si aspettava.
La proposta di incontro al Ministero della Salute fu accolta e il Dr. Bitetti ebbe la possibilità di esporre le sue ricerche nella sede a Roma. Purtroppo, la cultura consolidata riguardo alla balbuzie e i suoi metodi di cura sono ancora fermi alla rieducazione del linguaggio. Pertanto, il progetto del dott. Bitetti di una revisione attraverso una commissione scientifica non ebbe seguito.
Il Dr. Bitetti ha continuato per la sua strada. Il suo lavoro terapeutico, anche quello pionieristico di cura di bambini nella fascia dei 2-5 anni, dice molto sulle sue intuizioni riguardo alla spiegazione del problema.
Spiace constatare che anche i motori di ricerca internet, Google in primis, focalizzano l’attenzione sempre sul concetto della logopedia come terapia elettiva, andando incontro a elementi culturalmente datati.
Invece, è sempre necessario sottolineare che qualsiasi balbuziente, nel chiuso della propria stanza parla benissimo e non necessità di nessun intervento correttivo. Questo importante aspetto merita di essere compreso con attenzione, in tutte le sue implicazioni. (Bitetti A., La balbuzie un problema relazionale, Armando Editore, Roma, 2006).
La balbuzie fa soffrire inevitabilmente chi ne è affetto, ma allo stesso tempo può rappresentare un vantaggio e rendere molto difficile il processo di guarigione. Cioè, non è tutta sofferenza da parte di chi balbetta e questo, la dice lunga sul fatto che il balbuziente si nasconde dietro al proprio sintomo.
In effetti, si evidenzia frequentemente il timore da parte del balbuziente di affrontare il problema in termini di dinamismo psicologico. Gli riesce molto più facile pensare che tutte le sue difficoltà, a vari livelli, siano da imputare all’aspetto terminale del suo disturbo e cioè, alla mancata fluidità della parola.
Ed è per questo che molti balbuzienti si affidato a tecniche rieducative, o metodi come vengono chiamati più diffusamente, nella pia illusione che possano essere risolutivi per il loro problema. (Bitetti A., Analisi e prospettive della balbuzie, pag.22, Positive Press, Verona, 2001).
Infatti, sin dall’antichità diverse personalità hanno sofferto di balbuzie, da Mosè a Manzoni, passando per l’oratore greco Demostene. In questi casi famosi, e in altri meno famosi, è possibile notare il persistere di precise condizioni psicologiche. In effetti, la condizione che affliggeva questi celebri personaggi è riconducibile a problematiche legate alle modalità di espressione, più che alla formulazione stessa dei concetti.
Caratteristiche cliniche della Balbuzie
Per la maggior parte dei soggetti balbuzienti, il disturbo si manifesta nel momento in cui l’elaborazione del pensiero si deve tradurre in linguaggio. Non c’è la giusta sinergia tra pensiero e parola e questo deriva dal controllo che il balbuziente esercita sul suo linguaggio.
Sul piano relazionale, il balbuziente si sente prigioniero del suo disturbo e vive i rapporti sociali con difficoltà e sofferenza. Teme ad esempio l’esposizione verbale in una qualsiasi relazione di gruppo, prova disagio, ed imbarazzo se gli viene chiesto di ripetere l’argomento già esposto.
Ma, uno dei momenti di maggiore difficoltà lo vive al telefono, che diventa un’esperienza dolorosa e persino di vero e proprio blocco. Questo aspetto evidenzia come il fattore controllo sia il dinamismo più potente nella eziopatogenesi della balbuzie (Bitetti A., La Balbuzie Approccio Integrato, pag. 33-38, IEB Editore, Milano, 2010).
Per alcuni, la dispersione mentale è tale che il soggetto non riesce a fissarsi su ciò che ha da dire; altri invece sono disturbati, inibiti, dalla presenza troppo marcata dell’immagine dell’interlocutore.
In una comunicazione fatta al XXXIII° Congresso di Foniatria e di Logopedia, nel 1999, il Dr. Bitetti affermava a tutta la platea lì presente, che l’altro aspetto più importante nel dinamismo della balbuzie è la variabilità in rapporto alla presenza dell’interlocutore. È l’impatto con gli altri che scatena tutta una serie di idee che condizionano poi la componente emotiva e comportamentale.
Da un sottostante senso di autosvalutazione, si innesca un temuto giudizio altrui e procede con un controllo sulla parola, nell’idea irrazionale di poter gestire al meglio la situazione. Elementi cognitivi errati che una volta appresi, possono permanere nell’età adulta, condizionando negativamente la normale fluidità verbale.
Il concetto di radicalità della balbuzie che da tanti Autori viene visto come organicità del problema, sta nella profondità e nella complessità del sintomo stesso.
(Comunicazione del dott. Antonio Bitetti, al XXXIII° Congresso di Foniatria e Logopedia, Abstracts, 1999).
Sintomi della Balbuzie
Secondo quanto riportato dal DSM IV (la quarta revisione del Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) si può fare diagnosi di balbuzie quando ci si trova di fronte a:
Un’anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio (che risultano inadeguati per l’età del soggetto) caratterizzata dal frequente manifestarsi di uno o più dei seguenti elementi:
ripetizione di suoni e sillabe;
prolungamento di suoni;
interiezioni;
interruzioni di parole (cioè pause all’interno di una parola);
blocchi udibili o silenti (cioè, pause del discorso colmate o non colmate);
circonlocuzioni (sostituzione di parole per evitare parole problematiche);
parole emesse con eccessiva tensione fisica;
ripetizione di intere parole monosillabiche.
L’anomalia di scorrevolezza interferisce con i risultati scolastici o lavorativi, oppure con la comunicazione sociale.
Se è presente un deficit motorio della parola o un deficit sensoriale, le difficoltà nell’eloquio vanno al di là di quelle di solito associate con questi problemi.
Il linguaggio del soggetto affetto da balbuzie è quindi spesso interrotto dalla ripetizione (che può essere continua o intermittente) di sillabe, suoni, vocaboli, frasi intere alternate a pause di silenzio durante le quali il soggetto è di fatto incapace di produrre un qualsiasi tipo di suono. Il linguaggio caratteristico del soggetto balbuziente viene definito, da un punto di vista medico, disfluenza verbale.
In un primo momento la balbuzie può essere clonica e successivamente diventare tonica, così le due forme risultano associate. In ogni caso, la balbuzie avrà un’evoluzione diversa a seconda del comportamento del soggetto e dell’ambiente circostante.
Tuttavia è molto raro che un balbuziente balbetti in tutti i momenti della giornata e in tutte le situazioni. Vi sono sempre dei momenti di tregua per ogni individuo, anche nel corso di periodi di balbuzie intensa. È indubbio che la forma tonica risulti molto più penosa ai balbuzienti.
Queste dinamiche del balbuziente, orienterebbero chiaramente verso una eziopatogenesi psicologica del problema e non verso un modello rieducativo, come da sempre sostiene la logopedia. Infatti, durante periodi di vacanza e di spensieratezza, soprattutto i bambini, diminuiscono sensibilmente la loro difficoltà verbale.
Qualunque sia l’aspetto che assume la balbuzie, le difficoltà di chi ne è affetto non derivano da una anomalia organica degli organi dell’apparato fonatorio. E’ più verosimile l’ipotesi che siano implicati potenti meccanismi di controllo su tutta la componente fonatoria del balbuziente, come da sempre sostiene il dott. Bitetti.
Presentazione del libro ” Stammering An Integrated Approach ” nella cornice londinese di Hub Dot, London, 2018.
Esistono poi altri tipi di sintomi che possono essere associati alla balbuzie e tra questi i due più importanti sono: il farfugliamento e la tachilalia.
Farfugliamento: per farfugliamento si intende un disturbo del linguaggio frequentemente associato alla balbuzie. Si presenta soprattutto in soggetti che sono stati condizionati sul piano linguistico. Sono presenti difficoltà ad esplicitare il proprio linguaggio che risulta di conseguenza pieno di costruzioni illogiche, di lapsus, o di esitazioni verbali. In questi casi il ritmo appare irregolare, frettoloso, ed il parlare troppo veloce e a tratti incomprensibile.
Tachilalia: questo disturbo si aggiunge alle difficoltà caratteristiche della balbuzie, come fattore associato, soprattutto con quei soggetti in cui il ritmo interiore risulta poco ordinato, che non riescono a gestire adeguatamente il proprio linguaggio. A volte hanno il timore irrazionale di arrestarsi e di non essere poi in grado di riprendere il filo del discorso. Nel soggetto tachilalico l’accelerazione del linguaggio crea delle modificazioni nella durata delle sillabe, che risultano più brevi rispetto al loro tempo normale. Inoltre, si verifica anche una soppressione di determinati accenti, parole o pause.
Tipologie di Balbuzie
Esistono tipologie descrittive più prettamente foniatriche e logopediche della balbuzie infantile.
Nella maggioranza dei casi, la balbuzie è un disturbo che insorge nella prima infanzia, tra i tre e i quattro anni nel momento dell’elaborazione delle prime frasi. Più di preciso al momento in cui si organizza il linguaggio e in cui si situano i primi contatti con il mondo esterno, con altri bambini sia dentro che fuori dall’ambiente familiare: durante i giochi, oppure alla scuola materana, per esempio.
A questa età alcuni autori parlano di balbuzie primaria, altri di balbuzie fisiologica (Weiss), o di sviluppo (Metreaux). Borel-Maisonny pensa che si tratti di una fase di farfugliamento fisiologico prevedibile, dal momento che il bambino deve imparare ad organizzare il suo linguaggio in un tempo brevissimo. La principale classificazione della balbuzie è comunque quella che suddivide tale disordine in balbuzie primaria e balbuzie secondaria. Tale classificazione prende in considerazione il momento d’insorgenza del disturbo e le caratteristiche del disturbo stesso.
Classificazione della Balbuzie
La balbuzie si può classificare in:
Balbuzie primaria
Nota anche come balbuzie di rodaggio o pseudobalbuzie, è un disturbo piuttosto comune; si stima, infatti, che il problema interessi il 30% degli infanti, in particolar modo di sesso maschile; di norma la balbuzie primaria scompare spontaneamente senza che sia necessario ricorrere a logopedia o riabilitazione del linguaggio.
Balbuzie secondaria
Definita anche come balbuzie vera, è un problema decisamente più serio della balbuzie primaria. Essa si manifesta, di norma, in quel periodo dell’esistenza che va dai 6 ai 14 anni di età. È molto improbabile (anche se non impossibile) che la balbuzie vera si manifesti in età adulta.
Il problema balbuzie interessa circa l’1-2% della popolazione mondiale (tasso di prevalenza), anche se il tasso di incidenza è 5 volte superiore; sono cioè molte di più le persone che nel corso della vita hanno sofferto di balbuzie.
La differenza fra il tasso di prevalenza e quello di incidenza si spiega con il fatto che la condizione di balbuzie tende, come già accennato, a regredire spontaneamente nel giro di un anno, un anno e mezzo (l’età media di insorgenza della balbuzie è 32 mesi).
Forme di Balbuzie
Le teorie relative all’eziologia della balbuzie sono divergenti secondo i paesi e secondo le scuole di pensiero, invece tutti concordano nel riconoscere a questo disturbo due diverse forme:
Balbuzie – Forma Clonica, la cui caratteristica è la ripetizione di una sillaba o di una lettera.
Balbuzie – Forma Tonica,che presenta un aspetto spasmodico della parola, con dei blocchi più o meno gravi sia nell’iniziare che nel corso del discorso e che a volte può essere accompagnata anche da sincìnesie, ovvero movimenti involontari della mimica facciale in funzione di compensazione per il vuoto verbale che si viene a creare.
Esiste poi una terza forma di balbuzie, che comprende entrambe le due forme sopra citate e che viene chiamata: Forma Mista. Si incomincia a parlare di balbuzie vera e propria non prima dei 5 o 6 anni, una leggera forma in età inferiore, può essere quella che viene chiamata Forma Transitoria.
In effetti, si può fare diagnosi precisa di balbuzie solo quando il meccanismo si è ormai consolidato nel modello e nel tipo di comunicazione del bambino, cioè quando il modello si è cronicizzato. Di solito lo si può evidenziare maggiormente a scuola, dove il bambino inizia ad interagire su un più ampio piano di relazione, ed anche di competizione.
(Bitetti A., Relazione sui disturbi del linguaggio e sulla balbuzie, Università del Salento, Settembre 2019)
Cause della Balbuzie
Gli studi e le ricerche sui disturbi del linguaggio hanno trovato terreno fertile in tre ambiti in particolare, facendo ricondurre la balbuzie a cause di varia natura:
Cause genetiche
Cause neurologiche
Cause psicologiche
È bene sottolineare che gli studi, benché numerosi negli anni, sulle cause genetiche o neurologiche, non hanno portato a risultati esaustivi. Ciò perché le metodologie utilizzate non sempre sono risultate efficaci per la comprensione di un essere così complesso quale è l’essere umano.
Infatti, l’approccio che risulta essere più accreditato si fonda in particolare sulle cause psicologiche. Sono queste ad inficiare la capacità di formulare suoni che affligge chi balbetta o tartaglia. L’essere umano è un complesso di emozioni che possono influenzare, positivamente o negativamente, il discorso. Chi balbetta sente di non poter dominare le emozioni che a oro volta lo sopraffanno, ecco perché non è raro che chi abbia problemi di balbettio li manifesti in pubblico piuttosto che in privato, per esempio quando parla da solo.
I fattori psicologici influenzano il discorso perché il pensare in termini positivi di sé e delle proprie qualità di base aumenta prima a livello cognitivo, e poi a livello emotivo l’energia vitale, con una conseguente sensazione di benessere. Il linguaggio, come ogni altro elemento umano, si avvale di questo flusso energetico, come linfa vitale.
Partecipazione al I° simposio internazionale sulla balbuzie – Roma- Palazzo Barberini – su invito del Prof. Oskar Schindler di Torino.
Rimedi e Cura della Balbuzie
Senza dubbio, per smettere di balbettare è necessario che il balbuziente superi le sue paure, si senta forte nei confronti degli altri e soprattutto, impari a sentirsi bene con se stesso.
Un progetto di cura della balbuzie, per essere definito completo e risolutivo, deve tener conto di tutte le dinamiche e di tutte le variabili del problema. Soffermarsi solo sul semplice aspetto del balbettare, o del semplice utilizzo di “tecniche o metodi” come da taluni vengono utilizzate è fortemente riduttivo e predispone ad un ritorno del problema poco tempo dopo.
Non esiste un rimedio per non balbettare, inteso come utilizzo di un metodo. Chi propone rimedi per la balbuzie usando una semplice tecnica correttiva va solo nella direzione di allentare, solo momentaneamente, l’attenzione sul balbettare. Non va a curare la balbuzie nel suo insieme, va solo ad incidere perifericamente sul problema. La balbuzie si ripresenterà nel momento in cui si abbandona la tecnica di supporto e questo, succede in moltissimi casi.
(Bitetti A., Relazione sulla balbuzie, Convegno Ordine degli Psicologi della Regione Puglia, Lecce – 25 Settembre 2019).
Per queste ragioni è interessante chiedersi: “Cosa spinge il balbuziente ad avere difficoltà nel momento in cui si relaziona con gli altri?”. A questa domanda ha risposto in molte occasioni il Dottor Antonio Bitetti attraverso il suo lavoro divulgativo e terapeutico e soprattutto proponendo un suo innovativo modello interpretativo, denominato: “Approccio Integrato”.
(Bitetti A., Convegno sulla balbuzie svoltosi in una scuola media a Cagliari – Direzione didattica).
Partecipazione al II° simposio internazionale sulla balbuzie – Roma- Palazzo Barberini. Confronto interpretativo sulla balbuzie con l’illustre Prof. Ehud Yairi dell’Università dell’Illinois(USA) e di Tel Aviv.
Balbuzie nei Bambini in età prescolastica
Ogni bambino nello sviluppo del linguaggio vive una fase di balbettio, una fase che nei bambini normoloquenti è destinata ad essere superata in autonomia. Tuttavia, non sempre avviene questo superamento, tant’è che i sintomi si acuiscono fino a trasformarsi gradualmente in balbuzie. Infatti, alcuni genitori non si rendono conto del momento preciso di insorgenza della balbuzie.
Nella maggioranza dei casi, la balbuzie è un disturbo che insorge nella prima infanzia, tra i 3 e i 4 anni, nel momento dell’elaborazione delle prime frasi. Vale a dire al momento in cui si organizza il linguaggio e in cui si situano i primi contatti con il mondo esterno.
Quando si è ormai di fronte a una balbuzie tonica con evidenti blocchi nel linguaggio in molti associano questa sintomatologia alla mancanza di coordinazione degli organi di fonazione. Molti genitori sottopongono i loro bambini a visite specialistiche di tipo foniatrico e otorinolaringoiatrico che inevitabilmente riveleranno che il bambino non ha problemi legati alla meccanica del linguaggio. Situazioni del genere si verificano quotidianamente e questo già dovrebbe far capire che per agire sul problema bisogna imboccare un percorso diverso, sia sul piano interpretativo del problema e sia sull’intervento terapeutico da seguire.
Il Dr. Antonio Bitetti promuove con il suo Approccio Integrato una terapia all’avanguardia orientata alla risoluzione completa del problema effettuando un’analisi clinica soprattutto sui fattori emotivi e relazionali. Le ricerche del dott. Bitetti in questo senso hanno dato un forte contributo nel trattamento della balbuzie infantile. Infatti, i bambini molto piccoli possono essere curati con l’Approccio Integrato in maniera risolutiva, senza la necessità di ulteriori attese e persino in maniera preventiva.
Balbuzie in età Adulta
Secondo gli studi del Dottor Bitetti, la balbuzie in età adulta non è altro che il perpetuarsi e il cronicizzarsi di un disturbo mai superato totalmente in età infantile. Infatti, il balbuziente adulto ha già effettuato da bambino o in adolescenza dei cicli di terapia logopedica o esercizi basati su fonazione e respirazione. Tuttavia, tali approcci non sono risultati efficaci per una risoluzione totale dei sintomi.
Infatti, questi interventi sulla meccanica del linguaggio possono attenuare in parte i sintomi, ma non indagano in quelle che sono le cause profonde dalle quali i sintomi derivano. Le cause profonde su cui bisogna soffermarsi sono collegate alle dinamiche emozionali e relazionali che coinvolgono il balbuziente e che hanno ripercussioni sul linguaggio.
La risoluzione e il superamento di questioni legate alla sfera psicologica del balbuziente permettono di raggiungere dei risultati definitivi.
L’Approccio Integrato del dott. Bitetti punta a tenere in considerazione tutti gli aspetti più profondi, perché una cura vera della balbuzie in età adulta deve prevedere una notevole ristrutturazione della personalità del balbuziente.
La Balbuzie: Approccio Integrato
Nel corso della sua carriera come psicologo-psicoterapeuta e ricercatore, il Dottor Bitetti ha sentito la necessità di pensare ad una terapia ad hocche permettesse di analizzare il problema balbuzie a tutto tondo. Nel cammino interpretativo e terapeutico rivolto ai suoi pazienti Bitetti si affida ad un modello d’avanguardia: l’Approccio Integrato.
Si tratta di un approccio che può essere rivolto ai pazienti di ogni età e che punta a risolvere le questioni profonde che si celano alle spalle della balbuzie.
L’Approccio Integrato mira a ricostruire la personalità del paziente, inibendo le paure e i timori che il balbuziente prova nel relazionarsi con gli altri e nel parlare in pubblico. Il fine ultimo è quello di dare al paziente gli strumenti per raggiungere consapevolezza di sé e dei suoi punti di forza per incanalare le energie nell’uso fluido della parola invece che nel controllo della stessa.
Schema operativo dell’Approccio Integrato – Prima della terapia.
Schema operativo dell’Approccio Integrato – Dopo la terapia.
Libri sulla Balbuzie
Il fondatore dell’Istituto Europeo per la Balbuzie è attivamente impegnato nella divulgazione di un metodo innovativo per la cura della balbuzie. Infatti, nel corso della sua carriera come ricercatore e psicologo, ha raccolto organicamente le proprie ricerche in una serie lavori editoriali dedicati al tema della balbuzie.
Si tratta di compendi interessanti perché spiegano in modo approfondito le cause che portano il paziente a soffrire del disturbo. L’opera del dott. Bitetti è costellata di riferimenti alla propria vita personale, in quanto lui stesso è stato affetto da balbuzie, e riferimenti al modo in cui ha superato definitivamente la balbuzie.
Questi testi tracciano un percorso di studio e impegno caratterizzato dalla passione e dalla volontà di trovare una metodologia valida ed efficace per la risoluzione completa del problema.
Bibliografia
Bitetti A., Stress ed endorfine, Tesi di Laurea, Università La Sapienza Roma, 1997
Bitetti A., Relazione al XXXIII° Congresso Nazionale della Società Italiana di Foniatria e Logopedia, 1999, Bari
Bitetti A., Analisi e prospettive della balbuzie, Positive Press, Verona, 2001
Bitetti A., La balbuzie. Un problema relazionale, Armando Editore, Roma, 2006
Bitetti A., La Balbuzie Approccio Integrato, IEB Editore, Milano, 2010
Bitetti A., Emozioni, Comportamento e Controllo, IEB Editore, Milano, 2016
Chomsky N., The formal nature of language. In E. Lenneberg, Biological foundations of language, New York, Wiley,1967, pag.(397-442)
Dinville Claire, La Balbuzie, Masson Editori, 1982
Fenichel O., Trattato di psicoanalisi delle nevrosi e delle psicosi, Astrolabio, Roma, 1953
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