Personalità del balbuziente

Il balbuziente vive costantemente il problema del dire, non-dire, non c’è quella spontaneità tipica del normoloquente.

Balbuzie negli adulti

Per tutti i balbuzienti adulti che si sono affidati all’Approccio Integrato del dottor Bitetti, questa risulta essere una terapia completa.

Autore: Dott. Antonio Bitetti, psicologo-psicoterapeuta. PhD American Psychological Association.

Fondatore dell’Istituto Europeo per la Balbuzie.

Tratto da: Relazione su: “la Balbuzie Approccio Integrato”, pubblicata nel 1997, in “PSYCHE nuova”, rassegna di psicoterapia umanistico-esistenziale, di psicoterapia autogena e psicoterapie brevi. Organo ufficiale del C.I.S.S.P.A.T di Padova- Italy.

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Rassegna psicoterapia

Il balbuziente vive costantemente il problema del dire, non-dire, non c’è quella spontaneità tipica del normoloquente.

Analizzando il problema da un punto di vista fonetico, ci accorgiamo che egli trova difficoltà soprattutto nella emissione delle consonanti, ed è fortemente facilitato dalle vocali. Trova difficoltà quando deve verbalizzare pensieri ad alto contenuto emotivo, o che egli ha ritenuto tali, questo fa ipotizzare la presenza di complessi meccanismi psicologici, che hanno alimentato la letteratura scientifica sull’eziopatogenesi di questo disturbo.

Nella casistica generale si trova che quasi tutti i balbuzienti, balbettano in presenza di persone estranee, o di quelle ritenute autorevoli, emblematico, l’esempio del bambino che teme l’interrogazione da parte dell’insegnante. Sul piano relazionale il balbuziente si sente prigioniero del suo disturbo e vive i rapporti sociali con difficoltà e sofferenza.

Teme ad esempio l’esposizione verbale in una qualsiasi relazione di gruppo, prova disagio ed imbarazzo se gli viene chiesto di ripetere un argomento già esposto e il suo difficile momento lo vive al telefono, che diventa un’esperienza dolorosa e persino di vero e proprio blocco. Questo non vuol dire che tutti i balbuzienti hanno delle limitazioni sociali, dipende dalla gravità e dalla importanza che il balbuziente dà al suo disturbo.

In effetti, un elemento fondamentale è dato dalla percezione negativa di sé e del giudizio negativo da parte degli altri, che può aumentare il grado d’ansia, ed incidere così sul normale rapporto sociale. Questa sintetica esposizione delle difficoltà che vive l’adulto balbuziente, ci porta a fare delle riflessioni circa il dinamismo psichico sottostante al disturbo.

Di solito il balbuziente adulto ha già fatto da bambino dei cicli di terapia logopedica e corsi sulla balbuzie basati prevalentemente sulla fonazione o su tecniche similari, accompagnati da esercizi sulla respirazione e quant’altro. Pochi però hanno affrontato gli aspetti sottostanti della balbuzie e si ritrovano in età adulta con una situazione immutata o leggermente migliorata, almeno sul piano del linguaggio. Nella vasta casistica del dottor Antonio Bitetti.

Partendo da concezioni psicoanalitiche, la balbuzie viene vista come un sintomo di una nevrosi con fissazione alla fase sadico-anale. Secondo Fenichel O., sono presenti tratti di forte valenza aggressiva. La parola è vita, mentre il mutismo simbolicamente è morte e quindi, il parlare alternato, tipico della balbuzie, può rappresentare il timore di dire cose a significato aggressivo.

Dietro lo zelo di volere di voler parlare bene e di mostrare il proprio valore è nascosta una tendenza ostile e sadica. La balbuzie può essere vista come un blocco, ed una punizione di questa. É possibile ipotizzare, inoltre, un trasferimento al livello orale di complesse dinamiche sadico-anali. C’è un’ambivalenza di fondo: da una parte un voler dire che può significare azione, dinamismo e quindi crescita. Dall’altra; blocco, esitazione, che può far pensare alla paura di esporsi e quindi, passività.

In questo, si intravedono aspetti riparativi e creativi della psiche del balbuziente.

Per molto tempo si è persino ironizzato su questo problema, ed in tempi molto lontani si tendeva ad associare la difficoltà di parola ad un ritardo intellettivo. É ostacolata la fluidità di linguaggio, ma non l’intelligenza e la capacità di portare a compimento la propria progettualità. Sul piano cognitivo invece, il balbuziente è costantemente influenzato da un tipo di pensiero, dove elemento fondamentale risulta essere il controllo della parola.

La paura di balbettare porta ad una costante attenzione su come lo deve dire, sul controllo in termini di previsione del giudizio altrui, ed infine, su quello più realistico e logico, che è quello che si vuole dire. Con una tale sequenza di pensiero, a dir poco eccessiva, è facile incappare in uno stato d’ansia compromettendo l’eloquio stesso.

Il normoloquente non controlla la parola, essa è fluida, è più attento a quello che dice, che al come.

In questo dinamismo psichico incidono sicuramente aspetti educativi controproducenti. É fondamentale a riguardo sottolineare, che l’ostinarsi a correggere il disturbo, con rimproveri da parte dei genitori o degli insegnanti in bambini o in ragazzi balbuzienti è fortemente deleterio, ed inasprisce il già di per sé alto grado di ansia.

Convegno di Foniatria e Logopedia

(Comunicazione del dott. Antonio Bitetti, al XXXIII° Congresso di Foniatria e Logopedia, Abstracts, 1999).

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