Descrizione
Il balbuziente quando è solo, nel chiuso della sua stanza e quindi non soggetto ad eventuale giudizio altrui, non balbetta mai. E’ l’impatto con l’altro che scatena tutta una serie di idee negative che condizionano la componente emotiva e comportamentale. Da un sottostante senso di autosvalutazione, si innesca un temuto giudizio esterno e procede con un controllo sulla parola, nell’idea irrazionale di poter gestire al meglio la situazione. Elementi cognitivi errati che una volta appresi possono permanere nell’età adulta condizionando negativamente la normale fluenza verbale. L’Approccio Integrato del Prof. Antonio Bitetti è un modello innovativo di trattamento del soggetto affetto da balbuzie, sia in età pediatrica che nell’adulto. Tale modello terapeutico va ad incidere positivamente non soltanto sulla parte periferica del problema, depolarizzando il controllo, ma soprattutto sul modo di pensare del balbuziente. In questo libro, la balbuzie viene discussa da un punto di vista cognitivo, emotivo e di relazione, tenendo in giusta considerazione la tendenza del balbuziente a tenere repressa la sua energia interna, che poi diventa blocco, non sono nella interiorità, ma anche nella parola.
RECENSIONE
Dr. Antonino Chindemi – Responsabile UOS di Neuropsichiatria Infantile dell’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti
“Qualche giorno fa ho avuto tra le mani l’ultimo libro del mio amico psicologo Dott. Antonio Bitetti, intitolato “LA BALBUZIE APPROCCIO INTEGRATO” (IEB Editore – ottobre 2010).
Ho iniziato a leggerlo quasi controvoglia. Sono un neuropsichiatria infantile, interessato, per formazione e per il tipo di attività quotidiana, soprattutto a bambini molto piccoli affetti da epilessia o da disturbi dello sviluppo.
Raramente capita di visitare bambini con balbuzie; sono stato sempre convinto che il disturbo non ha natura organica ma è un disturbo funzionale, una sorta di nevrosi o disturbo psicosomatico, spesso transitorio in età prescolare: mi limito in questi casi a tranquillizzare bambino e soprattutto genitori, e suggerire loro delle semplici norme di igiene della comunicazione, ho sempre evitato la prescrizione di interventi diretti sul linguaggio, cioè il ricorso alla logoterapia e, nei bambini più grandicelli (e soprattutto alle famiglie di questi bambini) ho consigliato un approccio indiretto di tipo psicologico.
Man mano che continuavo a leggere il libro, scritto molto bene, mi sono trovato molto coinvolto dalla storia personale dell’autore (ex balbuziente) dalle storie dei suoi pazienti di varia età e dalla ricostruzione, molto attendibile, della storia di Demostene.
Ho avuto l’ulteriore conferma della natura non organica del disturbo e dell’inutilità (anzi della pericolosità ) di interventi diretti sul sintomo, a conferma di una sorta di regola generale dell’approccio del neuropsichiatra infantile affermata dal compianto mio maestro Marcello Mario Pierro (“ritengo che qualsiasi forma di intervento rieducativo sia fondamentalmente indiretta, in quanto di fatto agisce sulle interazioni esistenti entro un ecosistema”).
La balbuzie, come si evince chiaramente anche dalla lettura di questo libro, è un disturbo della relazione, un intralcio alla crescita psicologica del soggetto, nei casi più gravi può diventare un blocco del suo sviluppo. L’intervento allora non può essere sul sintomo ma deve essere più profondo: è necessario che il soggetto affetto da balbuzie si riappropri delle competenze spesso mortificate, riscopra le sue buone risorse, superi la fase di profondo pessimismo e riesca a riorganizzare il pensiero che in questi soggetti, dei quali ci limitiamo spesso ad osservare solo il sintomo della disfluenza verbale, è inaspettatamente e profondamente disorganizzato, come si evince dalle interessanti testimonianze riportate in questo libro.”
Grazie Antonio.
Dott. Ninni Chindemi