In questo periodo, abbastanza travagliato e tumultuoso, l’adolescente è impegnato nella ricerca di se stesso, a conoscersi meglio, in preparazione di quegli impegni personali e sociali, tipici della fase adulta.
Balbuzie negli adolescenti
Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è qualcosa di rivoluzionario, di preparazione alla fase adulta
Molti genitori di ragazzi adolescenti affetti da balbuzie, a volte, non sanno che il loro figliolo, quando elabora argomenti per conto suo, nella propria stanza e quindi non sottoposto a giudizio di altre persone, parla benissimo. Se il balbuziente riesce a parlare senza nessuna difficoltà quando è da solo, vuol dire che tutte le sue strutture fonatorie e neurologiche sono integre, da tutti i punti di vista. E’ difficile immaginare una persona che parla senza intoppi quando è da solo e invece balbetta quando incontra altra gente.
A questo punto, risulta più logico affermare che il vero problema di chi balbetta risulta essere la relazione, cioè la paura di accettare serenamente il dialogo con gli altri, soprattutto se sono sconosciuti, o ritenute persone autorevoli, o superiori a se.
A scuola, il ragazzo balbuziente avverte molto disagio, prova molta ansia durante l’interrogazione, o durante la lettura ad alta voce, proprio perché si sente condizionato dalla prestazione e balbetta. Non sente di avere le giuste caratteristiche per affrontare serenamente queste esperienze che per altri bambini, vengono di solito accettate senza alcuna difficoltà.
Allora è interessante chiedersi: “cosa spinge il balbuziente ad avere difficoltà nel momento in cui si relaziona con gli altri?”. A questa domanda ha risposto in molte occasioni, il Dottor Antonio Bitetti, non solo nei diversi simposi e congressi scientifici a cui ha partecipato in qualità di relatore e di esperto internazionale, ma anche attraverso il suo lavoro divulgativo e terapeutico, con il suo modello interpretativo, denominato: “Approccio Integrato”.
Nel suo lungo lavoro di ricerca sulla balbuzie, grazie alla sua personale esperienza di completa e profonda guarigione dal problema, forte di una solida preparazione psicoterapeutica basata su un percorso gruppo-analitico, il Dr. Antonio Bitetti ha gettato le basi per un modello interpretativo e metodologico d’avanguardia, che ha diffuso su tutto l’intero territorio nazionale e che da molti anni ha varcato anche i confini stessi del nostro Paese. (Bitetti A., 2001,2006,2010).
Il normoloquente, la persona che non balbetta, non controlla la parola, dà per scontato che il suo apparato fonatorio eseguirà le indicazioni articolatorie alla lettera, confidando su una capacità appresa nel tempo e mantenuta attiva in maniera idonea. E’ come quando camminiamo, non controlliamo le nostre gambe nell’atto motorio del movimento sinergico, gamba destra, gamba sinistra.
Il balbuziente, invece, a differenza del normoloquente, proprio perché vive costantemente il dubbio circa le proprie capacità verbali, mette in costate discussione la propria naturalezza e controlla, balbettando.
È il controllo il vero elemento tecnico di chi balbetta, difatti le ricerche del dottor Bitetti vanno in questa direzione (A. Bitetti, 2016). Il controllo della fonazione è un modello appreso e che va superato in età precoce, se non si vuole rimanere imprigionati su un concetto errato di controllo della prestazione. Questo, nel tempo può creare una idea sbagliata di se, andando a confluire su uno stato mentale di blocco, con un costante feed-back negativo, che crea un circolo vizioso.
LA MADRE DI TUTTA LA QUESTIONE È: “IL PENSARE MALE DI SÉ”
Non perché il balbuziente non possiede qualità, ma perché è abituato a controllare esageratamente le proprie risorse. Va in controtendenza rispetto alle reali esigenze della vita quotidiana. Questa censura, per i soggetti predisposti alla balbuzie, ostacola la possibilità di espansione, inibendo così la libertà di relazione. Nel balbuziente è forte la paura del giudizio degli altri, ma che in fondo è il giudizio negativo che egli esprime verso se stesso e questo, solo nel momento del rapporto interpersonale.
Ecco perché il balbuziente quando è solo sta bene, è sereno, proprio perché non mette in gioco se stesso e quindi, parla bene. Viceversa, parlare con gli altri, gli genera una forte paura di un eventuale giudizio negativo da parte degli altri, ma che di fondo non è altro che un proprio giudizio negativo rivolto a se stessi. Questo diventa l’elemento ansiogeno più caratteristico e radicato, che segna nel profondo il modello di pensiero irrazionale di chi balbetta. (Bitetti A., La Balbuzie Approccio Integrato, IEB Editore, 2010).
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